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Il coursing

In natura un cane che vuole nutrirsi deve cacciare. Il levriero è un cacciatore che, piuttosto che sul fiuto, conta anzitutto sulla propria vista per identificare la selvaggina mentre scappa, e deve avere una conformazione snella ma potente, che gli consenta di essere più veloce della sua preda, in modo tale da poterla raggiungere in breve tempo, atterrare ed uccidere.
Grazie a queste loro doti, nei tempi antichi l’uomo ha selezionato i levrieri, facendo sì che il lavoro di questi cani servisse a riempire il carniere dei proprietari, anziché a sfamarli e nutrirli. Oggi quasi in nessuna parte del mondo i levrieri vengono utilizzati per la caccia sul selvatico vivo e, grazie a Dio, sono divenuti quei nobili ed impareggiabili cani da compagnia, che allietano la vita di tante famiglie.
Ma vi è un modo per esercitare i levrieri a mantenere, nel corso dei decenni e dei secoli, quelle attitudini naturali per le quali gli antichi li hanno allevati: il coursing. Le competizioni di coursing infatti simulano l’attività di caccia tipica dei levrieri. Su di un ampio terreno tendenzialmente libero da ostacoli, si realizza un percorso di 500/1000 metri, composto di rettilinei solitamente brevi, interrotti da cambi di direzione più o meno bruschi. Su tale traccia, modellata con l’utilizzo delle pulegge, viene fatto scorrere un filo, ad un capo del quale si trova un motore per il recupero veloce ed all’altro lo zimbello, ovverosia un vistoso fiocco in plastica che, non appena si muove, nell’immaginario del levriero rappresenta la preda in fuga. I cani lo rincorrono generalmente a coppie, con una prova di caccia quindi che è al tempo stesso collaborativa e competitiva.
Il vincitore non è sempre il cane che arriva per primo sulla preda, ma quello che dimostra di essere più abile nella caccia, secondo la valutazione di uno o due giudici specialisti che sovrintendono questo tipo di prove. Essi assegnano ad ogni cane in competizione un punteggio, secondo cinque diversi parametri, che hanno il medesimo peso: velocità, ardore, intelligenza, destrezza, resistenza. La prova si compone di due manche, dove quasi sempre gli abbinamenti fra i soggetti vengono modificati fra la prima e la seconda. Ovviamente questa caccia non è cruenta, essendo la preda un oggetto, e non un essere vivente, ma è impressionante verificare con quale foga i levrieri, seppur provvisti di museruola durante la corsa, si avventano sul fiocco per addentarlo, simulando in tal modo l’epilogo della caccia, cioè l’uccisione del selvatico.
Nonostante l’Irish wolfhound sia un cane di così grande taglia e di grande sostanza, la lunghezza delle sue zampe, la muscolatura potente, la testa lunga e non troppo larga, le orecchie piccole e portate a rosetta ed il ventre retratto lo assegnano di diritto al gruppo delle razze graioidi. E’ opportuno quindi che ci ricordiamo questa sua principale caratteristica, di razza selezionata in origine per cacciare la selvaggina pesante, quale il cervo e l’alce, o pericolosa, quale il lupo, nelle verdi terre d’Irlanda. E’ un cane “massiccio, ma ciò nonostante costruito con grazia”. Le proporzioni del tronco, piuttosto lungo nonostante la lunghezza degli arti, le angolazioni della spalla e del posteriore, la ricchezza di luce sotto il cane, il ventre retratto e la linea superiore con il rene leggermente arcuato, fanno sì che questo cane sia stato costruito per essere un eccellente galoppatore, e come tale deve essere conservato nell’allevamento nel corso degli anni. La coda lunga e consistente svolge un importante ruolo di bilanciamento nella corsa. Il lungo collo consente all’Irish wolfhound di portare la testa alta, così da avvistare agevolmente la preda, ma è tanto potente da permettergli di serrare le mascelle sulla preda, una volta raggiunta, e di finirla, scrollandola violentemente.
Poiché la forma e l’estetica devono seguire la funzionalità del cane, è importante che le caratteristiche peculiari della razza, che le hanno consentito di essere la più maestosa fra i cani da caccia a vista, siano mantenute. E proprio per questo è fondamentale che sia l’attitudine naturale al cacciare a vista, che la funzionalità dei soggetti, siano costantemente verificate. Questo non può essere compiutamente realizzato all’interno dei ring delle esposizioni. Ad esempio con riguardo al movimento: è noto che l’esame del giudice nelle esposizioni riguarda il passo del trotto. Essendo peraltro l’Irish wolfhound un galoppatore, non è detto che il suo trotto nel ring riveli la corretta funzionalità della costruzione del soggetto. Talvolta infatti possiamo vedere cani che vincono, dimostrando un movimento magari spettacolare, ma poco tipico, perchè non efficace secondo la funzionalità.
Le
prove di coursing sono quindi l’ideale complemento di quelle di valutazione morfologica che si svolgono nei ring delle esposizioni. Ma non è questo il solo buon motivo per far partecipare i propri Irish wolfhound alle prove di coursing. Perseguire il benessere dei nostri giganti miti vuol dire anche garantire l’armonioso sviluppo della loro muscolatura, mantenerli tonici  ed in buona forma. Un discreto allenamento in questo aiuta molto più delle lunghe dormite sui sofà che benevolmente spesso concediamo loro!
E’ importante quindi ricordarsi che i nostri amici sono nati per essere cani sportivi e concedere loro, o stimolarli, ad esercitare l’attitudine naturale. Per noi potrà inoltre rappresentare un motivo in più per tenere periodicamente ben controllati lo stato e la funzionalità del loro muscolo cardiaco.
Ma il motivo principale per cui dovremmo portare i nostri cani alle prove di coursing, è che loro si divertono come matti! Niente a che vedere con quei cani stressati che spesso dormono tutto il giorno su di una coperta appena fuori di un ring d’esposizione. Partecipare ad una prova di coursing è per i nostri levrieri un’avventura molto, molto emozionante. Dopo le prime esperienze, anche da lontano riescono a riconoscere il rumore del filo che tira lo zimbello, mentre scorre veloce fra le pulegge. E si eccitano, si agitano, faticano a trattenersi perché ricercano la possibilità di rincorrere quella preda, di cacciarla, di raggiungerla e prenderla, finalmente! Durante la corsa il loro pensiero è concentrato su quel fiocco di plastica, dimenticano i legami affettivi con il proprietario, perché il richiamo ancestrale della caccia è il sentimento più forte che in quel momento percepiscono. Corrono – e che spettacolo vederli muovere, questi maestosi giganti! – sono capaci di saltare ostacoli e siepi per ridurre la distanza con la preda che scappa, non mollano finchè, al termine del percorso, non l’hanno addentata.
Molto spesso in cinofilia si afferma che in una determinata razza si alleva il “tipo da lavoro” ed il “tipo da esposizione”. Questo è conseguenza del fatto che, soprattutto in passato, si è talvolta selezionato un tipo di cane scenografico, anche discostandosi dalla funzionalità originaria, o un tipo con caratteristiche estreme di funzionalità che ne consentono l’aumento delle prestazioni sportive, rinunciando peraltro ad altre che determinano il tipo della razza. Così facendo, in breve tempo non si avranno due diversi tipi della stessa razza, ma due distinte razze. Per questo è importante che chi alleva cani che ben si difendono in esposizione ne verifichi la funzionalità nelle prove di coursing.



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